Home / Prima Guerra Mondiale / Articoli, spunti, riflessioni / L’entrata degli Italiani a Primiero

L’entrata degli Italiani a Primiero

Dai Diari di Enrico Koch e Don Enrico Cipriani di Simone Simoni

***

I due scriventi, don Enrico Cipriani. cooperatore a Mezzano, ed Enrico Koch, già podestà di Fiera di Primiero, registrano gli eventi bellici che pro­gressivamente coinvolgono i due paesi, le valli del Cismon e del Vanoi, e le catene di monti che le sovrastano. Prendono nota di ciò che direttamente vedono, ma anche di ciò che sentono e, in vari modi, vengono a sapere, riportano le «voci» e le «dicerie» che si diffondono tra la popolazione su­scitando allarmi e timori; confidano al diario le loro personali apprensioni ed esprimono piuttosto liberamente valutazioni e giudizi.

I punti di vista dei due diaristi sono a volte divergenti: per età, ruolo, con­dizione sociale, sono indotti a privilegiare (a «ritagliare» dal contesto) certi eventi e non altri. L’uno Koch, più filo italiano. L’altro, Cipiriani, più benevolo verso l’amministrazione austriaca. Ma forse anche la destinazione delle note è diversa: il carattere più privato del diario di Enrico Koch emerge dalla scrittura diretta, schietta fino al turpiloquio. Al contrario il testo di don Cipriani sembra nascere già con una destinazione semi-pubblica a stretto confronto con la redazione del più ufficiale Libro cronostorico della parrocchia. ((Quinto Antonelli, Gianfranco Bettega. Il prete, il podestà, la guerra. Primiero, 1915-1918. Museo Storico in Trento. 2007.))

Tra la fine di maggio e i primi di giugno del 1915 l’esercito italiano entra, cautamente, nelle valli del Primiero e del Vanoi. L’esercito austriaco aveva già abbandonato la valle a se stessa, si era ritirato sulle montagne, aspettando al varco il nemico sul fronte del Lagorai, tra il passo Rolle e il monte Cauriol. Al momento del suo ingresso in Primiero dunque, l’esercito Regio non incontra alcuna resistenza.

Nei popolazione si rivelerà collaborativa ma per lo più fredda e distaccata rispetto ai valori della redenzione.

Giovanni Pedrotti, fornisce una valutazione  complessiva sul sentimento nazionale diffuso a Primiero:

Il distretto di Primiero è tanto geograficamente che linguisticamente veneto. I contadini nei loro costumi, nel loro dialetto, nel loro stesso aspetto esterno, si confondono con i finitimi bellunesi. Abbastanza intelligenti e svegliati sono però più o meno austricanti. Emigrano in America e in Germania. Nel capoluogo Fiera ed anche in altri luoghi non mancano però le persone di sentimenti nazionali. Anche i contadini, tanto affini ai veneti, si possono facilmente cambiare. ((Fondazione Museo storico del Trentino. Archivio Giovarmi Pedrotti, busta 1. fascicolo 9. Imitino l’lenco dei fiduciari e delle persone pericolose: nomi di curatori d’anime e di altre persone influenti. II. Distretti politici di Rovereto, Riva, Tione, Cavalese, Primiero))

Con l’amministrazione italiana infatti muta d’un colpo anche il calendario patriottico. Già il giorno successivo all’entrata in Primiero, il 6 giugno tutti i paesi vengono imbandierati per la «Festa dello Statuto», festa nazionale commemorativa dell’unità d’Italia e dello statuto del Regno.

Don Cipriani riporta con poca convinzione e con molta ironia i discorsi, le parole d’ordine, le minacce degli ufficiali italiani.

La festa del «XX Settembre» solleva nel cooperatore di Mezzano ancora maggiori perplessità: è la ricorrenza di «Porta Pia», dell’occupazione di Roma, della fine del potere temporale dei papi. Una festa che riapriva una ferita nella memoria dei cattolici ed era vissuta piuttosto come un lutto non ancora rielaborato:

È il XX Settembre. Il paese è imbandierato. Un impiegato del Commissariato di Fiera passa per [27] tutti i paesi lasciando in ognuno un po’ di farina per i poveri, in / memoria di questo gran giorno. Qua a Mezzano lascia un quintale di farina bianca e 1/2 di gialla. Egli in persona (il Lutterotti) presenzia alla distribuzione che si fa nella bella sala maggiore del mulino. È il XX Settembre. Oggi un incessante cannoneggiamento da NE e un po’ dalla Valsugana.

Don Enrico Cipriani, 20 settembre 1915

ll novembre cadeva la terza principale festa civile: il giorno natalizio di Sua Maestà Vittorio Emanuele III viene festeggiato nel 1916 con l’ere­zione, a Fiera, di un monumento al Re, «qual testimonio di riconoscenza li questo distretto per la compiuta redenzione» scrive, chissà con quanta convinzione, don Cipriani:

[34] Si festeggia il Natalizio di Sua Maestà il Re. Ad ore 8 ant. messa letta dal paroco, sonantibus organis. Vi monumento1interviene la scolaresca con bandiera, l’Asilo con la bandiera, il Sindaco col suo Segretario. Dopo messa gli scolari vengono radunati in scuola dove si parla loro brevemente della festa. Fu rilevante il numero degli scolari venuti alla cerimonia — atteso che le scuole non sono ancora aperte — attirati forse però dalla speranza di aversi una colazione loro promessa colazione che per disaccordi fra autorità civili e militari non fu data a quell’ora, ma bensì la sera verso le tre col nome di marenda. Furono distribuite anche delle cartoline ricordo. Alle ore 9 il presidio di Finanza vorrebbe una messa; impossibile accondiscendere. Del resto era stato avvisato a voce dal paroco il giorno prima, che la messa era fissata per le ore 8; ma fu osservato che l’avviso non fu dato in iscritto, quindi non si potè prendere in considerazione. A [35] Fiera ci fu poi un banchetto offerto dal Munic[ipio] di Fiera al Commissario / al quale furono invitati anche i Signori  Sindaci e lor segretari del distretto, nonché due rappresentanti dei maestri e il Decano, il quale a mensa, per certo qual rispetto prese posto tra i meno degni, né furovi alcuno che gli avesse detto: amice, sede superius. Tanta venerazione pel clero già si mostra, dopo la… redenzione.

Don Enrico Cipriani, 11 Novembre 1915

 

Enrico KochIntorno al monumento, sembra a forma di obelisco, si consuma la tragicommedia della piccola cerchia del  notabilato locale, per convenienza un po’ di qua e un po’ di là. un po’ austriacante un po’ filo-italiano. Così che quando, ritornati gli austriaci, il monumento a Vittorio Emanuele III viene demolito (il 23 aprile 1918, secondo Enrico Koch) la curiosità di scoprire l’elenco con i nomi dei sottoscrittori tumulato alla base dell’obelisco, è davvero grande.

 Per quanto potei sapere, che appena alzata abbastanza sul d’avanti la piramide scorsero nel basamento (zoccolo)

un buco ove fu collocata a suo tempo, (dal Sindaco D.r Morandini e Torzi s’intende) una bottiglia di vetro contenente scritti; – e che fu portata in giudizio. Che contenga? chi sarà su quella lista? che formerà base di nuove persecuzioni di persone. Sciagurati! non sapete che l’Austria piuttosto di lasciare impuniti i suoi avversari non ristà dal far rovesciare tutti i suoi monumenti costassero anche millioni?!

Intanto la fame si fa sentire ovunque; mancano le farine e quel poco che c’è ancora disponibile giace a Predazzo da un mese e più per le orrende strade.

Enrico Koch, 25 Aprile 1918