Volti, storie e ricordi dell’emigrazione primierotta
a cura di Renzo Gubert
Per poco o per sempre, l’incertezza del domani di schiere di uomini che per vivere erano costretti a lasciare la propria terra, i propri familiari, gli amici.
Per molti per poco, ma un poco che si ripeteva; per molti per sempre. Per molti riuscendo a riscattare la propria condizione di poveri abitanti di una povera zona di montagna con un impegno di lavoro incessante; per molti non riuscendovi, con migrazioni in altre terre, con altre sconfitte e forse un amaro ritorno.
Volti, storie, ricordi dell’emigrazione primierotta: brevi brani di una realtà vasta, sconosciuta, destinata all’eterno oblio se qualcuno non riterrà che conoscere le vie dei padri è importante per vivere la propria. Più di un secolo è passato da quando non si partiva per poco, ma per sempre. Sono morti i padri emigrati, i figli e spesso i figli dei figli, eppure il legame resta, talora confuso, spesso espresso in lingue diverse. No, il nipote, il pronipote, non ha nel cuore la nostalgia dell’emigrato. Si è fatto parte di altri popoli, ha sangue nelle vene che talora richiama altre appartenenze: eppure gli interessa conoscere da dove venivano i suoi. L’antica origine stabilisce comunanze che non fa sentire straniero chi va in terra straniera, non fa sentire con le radici superficiali chi ritorna nella terra dei padri dove ritrova radici profonde che nutrono ancora famiglie che portano il medesimo nome.
Storie, volti, ricordi sono il modo per ricomprenderci tutti nel ventre della medesima madre, la nostra terra, protetta dalle torri di dolomite delle Pale, dai bastioni di porfido del Lagorai, dalla maestosa cima granitica d’Asta, dalle Vette Feltrine che sembrano verso noi strapiombare per non toglierci spazio vitale; la nostra terra percorsa e solcata da mille torrenti e rivi, impreziosita da laghi e laghetti, può essere sembrata ad alcuni terra matrigna, povera, piccola, troppo esposta alla signoria delle acque e del freddo, ma è terra madre di tutti.