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Luigi Sartori

Luigi Sartori (Fiera di Primiero 1834 – Milano 1921)

Luigi Sartori fu un pioniere dell’apicoltura razionale di livello mondiale. Il suo apporto alla radicale innovazione del settore durante la seconda metà dell’Ottocento non è stato ancora studiato a sufficienza. Di lui abbiamo numerose notizie sporadiche ma non un ritratto organico che renda giustizia al suo ruolo di ricercatore, divulgatore, promotore, ma anche di operatore economico.

Nato nel 1834 a Fiera di Primiero (Trentino orientale), iniziò la sua attività apistica probabilmente solo verso il 1860.

Forse già nel 1862 egli aveva studiato, progettato, realizzato e sperimentato un proprio modello di arnia a telaini mobili (razionale) che poi avrebbe preso il suo nome.

Fin dal 1862 Sartori è socio straordinario della Società apistica di Potsdam in Prussia e nel 1863 aveva spedito all’imperatore Francesco Giuseppe dei favi con le iniziali rialzate del sovrano che egli aveva fatto costruire alle api secondo un sistema da lui scoperto. L’imperatore ricambiò con una spilla in brillanti, rappresentante un’ape nell’atto che fa le sue elaborazioni, simbolo in pari tempo della diligenza e dell’assiduità nell’utile lavoro.

Dal 1864 in poi la sua attività è già abbastanza nota da attirare a Primiero, in visita al suo apiario modello, sia possidenti fondiari e nobili che vogliono avviare nei propri terreni nuovi allevamenti apistici, sia esperti del settore, come Angelo Dubini che, nel 1869, compie un viaggio apistico nel Veneto e nel Tirolo. All’epoca, l’apiario di Sartori conta 132 alveari, tutti a favo mobile e produce grandi quantità di miele che spedisce in Austria assieme a telaini già costruiti dalle api e cassettine con regine fecondate.

Già nel 1866 Sartori aveva pubblicato il suo Trattato di apicultura razionale chiuso dal Progetto di una società generale italiana per la coltura delle api. Opera che gli valse diversi riconoscimenti, tra i quali una medaglia d’oro dall’imperatore, un premio dalla Società d’economia rurale trentina, una medaglia d’argento all’Esposizione d’economia di Heitzing.

Nel 1869 Sartori pubblica un appello per la costituzione di Comitati filiali della Società di sviluppo dell’apicoltura istituita con decreto del Luogotenente e promossa dall’imperatrice. Ne è il referente, per il Trentino.

Il 1870 è un anno di svolta per la vita privata e professionale di Sartori. Dopo aver partecipato ad un congresso a Milano, è nominato direttore dello Stabilimento centrale per l’incoraggiamento dell’apicoltura in Italia.

Tra maggio e giugno di quell’anno tiene, su incarico dal governo austro-ungarico, un viaggio didattico che tocca le valli di Fiemme, di Non, di Sole, val d’Adige e Trento.

Dopo di che, nel luglio del 1870, si trasferisce definitivamente da Primiero a Milano, incaricato come direttore d’apicoltura.

 

Nel 1872 Sartori è direttore dello Stabilimento modello di Milano e riceve la visita di Charles Dadant (che nel 1859 aveva modificato l’arnia Langstroth) il quale acquista da lui una partita di 300 regine.

Nello stesso anno, è incaricato dal ministero di rappresentare l’Italia al Congresso apistico di Salisburgo e riceve un premio alla esposizione di Londra.

In quell’anno, la sua ditta commerciale pubblica un ricco catalogo illustrato, mentre egli compie un viaggio apistico in Italia assieme a Domenico Borgogna. Visitano Verona, Monselice, Pistoia, Firenze, Roma e Napoli. Nel suo resoconto di viaggio Sartori prodiga osservazioni e consigli ai proprietari e alle Società Apistiche, auspicando l’istruzione dei maestri scolastici e dei casellanti ferroviari all’apicoltura.

Nel 1878, pubblica assieme ad A. De Rauschenfels e con la supervisione di Gaetano Barbò, L’apicoltura in Italia. Manuale tecnico-pratico-industriale per la coltivazione razionale del mellifero insetto col favo mobile e col favo fisso.

Tra 1899 e 1900 Sartori tiene, assieme a don Alessandro Benussi-Bossi, 31 conferenze apistiche in Lombardia, Veneto, Piemonte e Trentino, poi pubblicate in L’arte di coltivare le api ossia conferenze apistiche teorico-pratiche.

Con la Prima guerra mondiale, inizia il declino della ditta Sartori, la quale comunque opererà ancora a lungo e chiuderà i battenti nel 1960.

Luigi Sartori era già morto da tempo, all’età di 87 anni, nel 1921 a Milano.

Da queste brevi note si può evincere che uno studio accurato della figura di Sartori dovrebbe muoversi su fronti diversi: la sua attività nella patria d’origine e quella che ebbe come epicentro Milano, ma anche tutte le sue numerose presenze in varie località europee, dall’attuale Germania ai paesi dell’ex Impero austro-ungarico, fino alla Gran Bretagna e buona parte d’Italia.

Gianfranco Bettega

Dicembre 2010.