Kobayashi Issa dedicò cinquantaquattro haiku alle lumache, duecentotrenta alle lucciole, oltre centocinquanta alle zanzare, quasi duecento alle rane. Dal suo canzoniere, traiamo tre opere che sviluppano altrettanti aspetti delle terre d’acqua.
In questi tre componimenti, egli passa dal doloroso ricordo del villaggio d’un tempo (“quando la miseria s’accompagnava alle pulci e alle zanzare degli acquitrini, e aveva il volto dei «bambini magri»”), all’estrema compassione per i gracili abitanti delle terre d’acqua, fino ad uno sguardo, non privo d’ironia, su questa sua attenzione per i batraci e gli altri viventi della palude.
Gocha gocha to
Yase nomi yase ka
Yasego kana
Confuso miscuglio –
magre pulci magre zanzare
e bimbi magri.
Yasegaeru
Makeru na Issa
Kore no ari
Gracile rana –
no, non venir meno!
Issa è qui.
Ore to shite
Nirami kurasuru
Kaeru kana
A guardarmi fisse
trascorrete la vita,
o rane.
da: Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese, a cura di Mario Riccò e Paolo Lagazzi, Rizzoli, Milano 2002, pp. 142, 144 e 159.
Kobayashi Issa (1763-1828) è considerato in Giappone “uno dei più delicati e intensi cantori delle rane. Durante la sua vita non l’abbandonò mai il ricordo della campagna dov’era cresciuto, tra i riquadri d’acqua delle risaie e i concerti delle rane a sera. Per lui la bellezza si annidava nella vita d’ogni giorno, nei gesti più comuni, nelle cose inappariscenti”. (Riccò e Lagazzi, pp. 22-23). Il suo canzoniere è la negazione degli estetismi, a favore di uno sguardo attento alla vita nelle sue espressioni anche più minute, in coerente continuità con la pietas buddhista e la sensibilità giapponese. Perciò egli così ci ammonisce e invita: “Le verdi glume dell’orzo sono più commoventi delle peonie” e “Invece di dilettarti in giardini fioriti, piegati a coltivare un campo di riso dietro casa”.