di Alberto Cosner e Angelo Longo
di Alberto Cosner e Angelo Longo
Angelo è nato a Feltre (BL) nel 1983, socio fondatore della Cooperativa di ricerca “TeSto” e referente delle attività dell’Assessorato alla Cultura della Comunità di Primiero, si dedica ad attività di ricerca nell’ambito della storia orale, dell’antropologia storica e dell’alimentazione con una particolare attenzione alle fonti immateriali.
In questo lavoro viene proposta un’analisi dell’organizzazione agricola del territorio di Sagron Mis, il comune più orientale della Provincia autonoma di Trento. L’analisi prende in esame alcune delle caratteristiche dell’agricoltura, ovvero: cosa veniva coltivato, chi lo coltivava, dove erano posizionati i campi, gli orti e gli alberi da frutta.
Per arrivare a tali informazioni sono state utilizzate diverse tipologie di fonti e differenti metodi d’indagine. Per capire quali erano le principali colture del territorio agli inizi dell’Ottocento sono stati utilizzati documenti ecclesiastici provenienti dall’archivio comunale e parrocchiale di Sagron Mis; per individuare le dinamiche sociali connesse alla gestione e coltivazione del territorio sono state realizzate 15 interviste a persone del luogo che raccontano del Novecento. L’insieme di questi dati è parte integrante del progetto: “Sagron Mis, evoluzione di un paesaggio – ipotesi di valorizzazione partecipata del territorio in abbandono”, promosso nel 2012 dal Comune di Sagron Mis e dall’associazione Laboratorio Sagron Mis.
La distribuzione territoriale delle informazioni raccolte, relative prevalentemente a coltivazioni di patate e granoturco, ma anche lino, ortaggi, alberi da frutta e prodotti secondari – come orzo e segale –, è stata indagata posizionando 231 dati spaziali, in parte provenienti dalle interviste ed in parte da alcune mappe raccolte dal progetto “Sapori e Saperi. Storia e Memoria dell’alimentazione nella Valle di Primiero”. L’analisi delle mappe prodotte, delle “mappe dei ricordi”, ha portato alla luce le principali caratteristiche fisiche degli appezzamenti coltivati (altitudine, pendenza, esposizione al sole) e le principali caratteristiche dell’organizzazione agricola (posizione, densità distanza dai nuclei abitati).
Il lavoro fa emergere alcune caratteristiche ampiamente consolidate dell’agricoltura di montagna, mettendo in luce da un lato gli stereotipi connessi alla pratica agricola in queste zone marginali, come la prevalenza di alcuni tipi di colture rispetto ad altre, dall’altro lo stretto rapporto che intercorre tra pratica agricola e sfruttamento-gestione del territorio della comunità, binomio che impone limiti non sempre facilmente superabili soprattutto dove coesistono, come in questo caso, la pratica agricola e l’allevamento.
Che cosa si coltivava e che caratteristiche avevano i campi?
Che cosa si coltivava e che caratteristiche avevano i campi?
L’Ottocento a visto l’introduzione di due importanti colture agricole: il granoturco e la patata. Il loro arrivo nei campi di Sagron Mis ha stravolto gli equilibri preesistenti che si basavano sulla coltivazione di alcuni cereali come orzo, segale e frumento; tant’è che il granoturco si è impossessato dei campi migliori.
Le caratteristiche agricole (altitudine, pendenza, esposizione al sole) presenti fino a metà Novecento erano queste:
– i campi di patate presentacavo un’altitudine media di 1032 metri, una pendenza media del 22% e una esposizione al sole di 179° (i valori di esposizione sono rappresentati in una scala sessadecimale che va da esposizione Est pari a 0°, all’esposizione Sud pari a 270°);
– il granoturco presenta una situazione che vede un’altitudine media 1028 metri, una pendenza media del 15% e un esposizione media di 213° (la miglior esposizione in assoluto);
– gli orti avevano un’altitudine media di 1051 metri, una pendenza media del 14% (la minor pendenza in assoluto) e un esposizione media di 167°;
– la principale pianta tessile, ovvero il lino, era coltivato su campi che presentavano un’altitudine media di 1168 metri, una pendenza media del 17% e un’esposizione medi ai 195°.
– le altre piante, ovvero le colture che non avevano un campo tutto per sé ma erano coltivate all’interno dei campi di patate o granoturco (fagioli, zucche, cavoli cappucci…) o quelle che pur avendo un campo riservato erano considerate secondarie e sulle quali si hanno ricordi confusi (orzo, segale…), presentano un’altitudine media di 1104 metri, una pendenza media del 18% e un’esposizione media di 190°;
– infine la frutta, che prende invece in considerazione la presenza irregolare di alberi, soprattutto meli e peri si collocava ad un’altitudine media di 971 metri (la minore altitudine in assoluto), una pendenza media di 24% e un’esposizione media di 158°.
Fin da subito, leggendo le prime testimonianze, viene però da chiedersi: ma perché un tempo si coltivava così tanto a Sagron Mis? E perché negli ultimi decenni il numero di coltivazioni è drasticamente calato? La risposta che si da, una delle tante possibili, cerca di rendere conto del rapporto tra l’uomo e il proprio ambiente. Dell’intreccio creatosi tra gli aspetti sociali e culturali di una comunità con le caratteristiche fisiche del territorio abitato da quella comunità. Soprattutto la risposta che si da vuole stimolare nuove domande, cercare altre risposte, confrontarsi con documentazione edita e rintracciarne di nuova.