di Giovanni Tomasi
di Giovanni Tomasi
La ricerca si basa su un’approfondita indagine di carattere lessicale, etnografico ed ergologico svolta nel periodo che va dal 1980 al 2008.
Un questionario di circa 80 domande, approntato per questa ricerca, è stato utilizzato in una novantina di località del Veneto settentrionale (tutta la Provincia di Belluno e la parte collinare e montana di quella di Treviso) e una decina nelle zone contermini, cioè la Valle del Brenta vicentina, il Primiero, Caneva e Casso in Provincia di Pordenone. Le domande vertevano sugli attrezzi della fienagione, i lavori di sfalcio, il trasporto del fieno, il fienile e la mangiatoia, coprendo così il ciclo dal taglio dell’erba al fieno e al consumo di questo da parte degli animali. La notevole vastità e approfondimento dei quesiti, estesi sino a concetti e particolarità sinora mai esplorati, ha avuto come risultato una notevole massa di informazioni, dallo studio delle quali si possono evincere tesi, verificare ipotesi e proporre novità su questa importante attività agricola, che per millenni è stata fonte di vita, ovunque, ma che in particolar modo, per motivi di ordine climatico, fu basilare nei paesi montani.
Si propone qui una sintesi di tali particolarità, scegliendo fra le molte trattate, in modo da offrire un campione di geografia linguistica nella sua evoluzione storica, che si modificò nei secoli seguendo quelle che furono le vie maestre di comunicazione in questa zona. Le vie dei traffici infatti portavano assieme agli uomini, le novità linguistiche, parole che penetrarono nel mondo della fienagione, un’ambiente arcaico dal punto di vista dei lavori e del lessico. Seguiranno alcune note etnografiche su alcuni attrezzi riguardanti la fienagione in senso lato.
La ricerca completa è stata edita nel 1999 col primo volume La fienagione nelle Prealpi venete; e nel 2013 con il secondo La fienagione nelle Dolomiti venete. Entrambi i volumi sono a cura della Fondazione G. Cini di Venezia, col contributo della Regione Veneto. Oltre a una dettagliata descrizione lessicale ed etimologica i testi comprendono un atlante linguistico ed etnografico di oltre 100 tavole, numerosissimi disegni al tratto e fotografie e vari indici.
Quali 'parole' sono approfondite nel saggio?
Quali 'parole' sono approfondite nel saggio?
Nel saggio sono riportate 11 parole raccolte nel Veneto settentrionale e in alcune località limitrofe. Alcune di queste si trovano in ampie zone, altre sono invece esclusive di Primiero; alcune sono limitate ad alcune aree di Primiero, altre non si riscontrano nella nostra valle.
La falce messoria è detta sérla con le varianti siérla, ziérla, sarlét; oppure séʃa con le varianti, séʃola, seʃéla, siʃolòto, sélda, sédla, ziéʃela, zóʃola; oppure mesóra.
Il secondo fieno è detto ardelìva, ardiva; oppure adòrk, (la)dòrk,lórk; oppure altivói, artiguói, altibói, autuói, otigri, verteguói; oppure gruimat.
La bracciata di fieno è detta brasàa, brazada, brazèra; oppure pélestre con le varianti piéster, pilèstro,palèstra, balèstra, biést, biéstra, piéstra; oppure rastégna, restégna; oppure (p)flaustrin.
La gerla è detta dèrla, dèrlo, derlìn, darlìn, lardìn, zarlìn; oppure déi, dèi, döi; oppure cestón, zestón; oppure kòrp.
La treggia è detta lióda con le numerose varianti e storpiature lóda, luóda, luóza, liùda, ʃgióda, iólza, guìza, ʃluìza, ʃlólzia, ʃguólza, ʃdódola; oppure musa; oppure karòza; oppure kòcia; oppure lizòla; oppure skàriola; oppure ʃlita; oppure stròza; oppure vanzòla; oppure vedovèa.
La mangiatoia della stalla è detta kanàl con le varianti “ladine” cianàl, cianèl, cianà; oppure karpìa; oppure kripia.
La lama che ha perso il filo è detta mozada; oppure sfilada o desfilada; oppure ʃmakàda o makàda; oppure zegàda.
La biffa è detta ciuf, fuf, zuf; oppure manùz.
Il palo da fieno è detto palu, pal dal fén, pél dal fén, piko kói broce/macéte, maro kól pal.
Il legno che protegge l’incudine è detto lén de la pianta/piàntola.
Il trincia erba è detto tarùk.
La fienagione nel Veneto settentrionale. Note linguistiche ed etnografiche