di Pietro Bettega
di Pietro Bettega
La valle di Primiero nell’ultimo mezzo secolo ha condiviso con il resto dell’arco alpino un generale abbandono delle aree prative di montagna. Prima dell’avvento del turismo, l’economia della zona si fondava sull’allevamento che vedeva nei masi dei luoghi essenziali per la produzione di foraggio e per i periodi di pre e post-alpeggio del bestiame (stabulazione e pascolo primaverile e autunnale).
Al mancare di queste attività, l’abbandono dei prati ha consentito alla vegetazione arborea di riconquistare ampie aree, riducendo ad una piccola percentuale le zone ancora libere e costantemente sfalciate. Gli strumenti di analisi della cartografia digitale oggi disponibili consentono di quantificare le superfici che vedono modificato l’uso del suolo, nonché di studiare i meccanismi e l’evoluzione temporale seguiti da questi processi.
Il lavoro qui proposto analizza l’abbandono dei prati da sfalcio su di un versante dell’alto Primiero. Alla raccolta di dati cartografici storici è seguita la loro digitalizzazione, allo scopo di quantificare le superfici prative perse e quelle a rischio di abbandono. Analizzando tre intervalli temporali (1859, 1973, 2011), è emerso che le superfici prative al di sopra dei 775 metri di quota sono calate del 75% – mentre contemporaneamente la superficie boschiva è triplicata.
Vediamo nello specifico i dati
Vediamo nello specifico i dati
La misurazione delle superfici è stata distinta su due fasce altimetriche separate.
1. Aree di versante, al di sopra dei 775 m slm di quota:
– i prati sono passati da 730.5 ha a soli 179.21 (- 75%)
– la superficie boscata, che ammontava nel 1859 a 395.63 ha, ha raggiunto la quota di 982.56 ha (+ 148%)
2. Fondovalle, campagna tra Siror e Tonadico:
– un aumento delle superfici a prato da 6.25 ha a 36.08 (+ 477%)
– abbandono delle coltivazioni che si riducono a soli 2.26 ha contro i 72.8 iniziali (- 96.9%)
Le analisi hanno evidenziato che la pendenza è un fattore determinante per abbandono delle aree sottoposte a sfalcio, evento forse consequenziale all’avvento della meccanizzazione nelle operazioni di fienagione. Se nel 1859 ben 208 ettari di territorio prativo superavano i 30° di pendenza (e 10 ettari superavano addirittura i 50°) attualmente solo 10 ettari di prati superano i 30°, con un calo complessivo del 95%. Non si sono invece rilevate connessioni significative tra l’abbandono dei prati e la loro quota altimetrica.
Il successivo calcolo dell’indice di forma (il rapporto tra perimetro e superficie della singola aerea prativa) ha confermato come la complessità dei margini dei prati sia tipica delle fasi d’abbandono in cui la vegetazione arbustiva ed arborea inizia la colonizzazione degli spazi aperti. Su questo tema si ritiene tuttavia necessario provvedere ad analisi specifiche per ogni singolo caso onde tenere in debito conto altri fattori quale, ad esempio, la frammentazione della proprietà.
Applicazione GIS nell’indagine sull’abbandono delle aree agricole di versante. Un caso nell’alto Primiero